L’area archeologica del Porto di Traiano è formata da due contesti fisicamente vicini ma distinti, che afferiscono a quanto resta dei moli di Claudio, con le strutture connesse e il Museo delle Navi Romane, contigui all’aeroporto Leonardo Da Vinci, e al Porto di Traiano, la cui struttura originaria è ancora ben leggibile. L’area del Porto di Traiano, con i primi resti archeologici risalenti ai principati di Claudio e di Nerone, forma il parco demaniale del Porto Traiano, accessibile dalla via Portuense. L’insieme è oggi gestito dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma (SS-Col).
La demanializzazione dei 32 ettari del Porto di Traiano ha permesso allo Stato, negli anni ’90 del secolo scorso, di recuperare al patrimonio pubblico, ad esclusione del bacino esagonale rimasto di proprietà privata, la parte principale della più grande infrastruttura portuale del mondo romano antico e un importante patrimonio naturalistico, riserva di biodiversità caratterizzata da più di 2300 piante d’alto fusto, fra cui diverse quasi centenarie, che ne fanno un paesaggio delle archeologie di eccezionale valore.
Gli interventi del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo hanno risanato e attrezzato il sito, realizzando all’interno del Parco più di 5 km di percorsi dotati di pannelli esplicativi per permettere diversi livelli di visita in termini di tempi (breve, medio e lungo, da ca. 1h 30’ a 4-5h) e di tipologia (misto, a prevalenza archeologica o naturalistica). L’apertura al pubblico è prevista attraverso una doppia modalità: due giorni fissi al mese, il primo sabato e l’ultima domenica, e visite guidate su prenotazione effettuate nel corso dell’anno.