Il Porto di Claudio
Progettata e iniziata a costruire sotto Claudio e inaugurata da Nerone nel 64 d.C., l’imponente infrastruttura doveva assicurare un bacino dove effettuare senza pericolo il carico e lo scarico delle merci dalle grandi navi onerarie che giungevano da tutto il Mediterraneo e il loro trasbordo sulle imbarcazioni fluviali (naves caudicariae) adatte alla risalita del Tevere fino a Roma.
Il bacino portuale fu scavato in parte nella terra ferma e in parte proteso verso mare con due grandi moli convergenti verso l’ingresso ovest. Qui, su un’isola artificiale, sorgeva un faro a imitazione del celebre faro di Alessandria d’Egitto, che segnalava l’ingresso del porto. Un altro ingresso doveva trovarsi a nord nell’area a ridosso dell’aeroporto, tra l’edificio dell’attuale Museo delle Navi e gli edifici dell’aeroporto.
Almeno due canali artificiali (le fossae ricordate da un’iscrizione del 46 d.C.) assicuravano il collegamento tra il mare, il porto di Claudio e il Tevere e la risalita delle chiatte fluviali verso Roma. Le fondazioni del molo destro (o settentrionale) sono ancor oggi visibili alle spalle del Museo delle Navi per un’estensione di circa un chilometro verso occidente, mentre sulla banchina che delimitava il bacino portuale verso terra sono visitabili alcuni edifici di servizio del porto: la cosiddetti Capitaneria, una cisterna e degli edifici termali, realizzati, però, in un’epoca posteriore (II sec. d.C.) all’impianto di Claudio.
Il bacino di Claudio, troppo grande ed esteso verso il mare, si dimostrò poco sicuro, esposto alle tempeste, e con una tendenza all’insabbiamento, per questo, probabilmente tra il 110 e il 117 d.C. l’imperatore Traiano fece ristrutturare l’intero sistema del porto.
Il Porto di Traiano
Il fulcro del nuovo porto era rappresentato dal bacino (32 ettari) dalla caratteristica forma esagonale, fatto costruire dall’imperatore Traiano (probabilmente tra il 110 e il 117 d.C.), su progetto forse del famoso architetto Apollodoro di Damasco; si calcola che il bacino esagonale potesse permettere l’attracco contemporaneo di circa 200 grandi navi.
Il bacino esagonale era collegato a quello di Claudio, insieme alla Darsena, attraverso un canale interno; dalla Darsena un ulteriore canale, il canale trasverso, permetteva di raggiungere la fossa Traiana e da questa il Tevere per risalire a Roma o andare verso Ostia e la foce. Due strade, la via Portuense e la via Flavia-Severiana, affiancavano le vie d’acqua in direzione di Roma e di Ostia. Intorno al bacino e sui moli lungo i canali di collegamento, sorse una serie di nuovi grandi edifici di servizio, magazzini, terme, un tempio.
In un’area compresa tra i due bacini, di Claudio e di Traiano, un punto centrale del sistema, venne costruito il cosiddetti Palazzo Imperiale e altri edifici amministrativi ad esso associati. Nella stessa area sono stati recentemente individuati gli arsenali, i probabili cantieri navali. I magazzini, gli horrea in latino, sono i principali edifici presenti a Portus. Insieme ai grandi magazzini di Testaccio a Roma, alle spalle del porto fluviale, rappresentano la più grande area logistica della città antica.
I cosiddetti Grandi Magazzini di Traiano, i successivi Magazzini di Settimio Severo e il continuo intervento di ampliamento e restauro di questi edifici fanno di Portus uno dei più importanti centri di ricerca per capire come erano fatte e funzionavano le strutture di stoccaggio nel mondo romano, il cui ruolo era fondamentale per l’approvvigionamento e il nutrimento della popolazione.